Il cammino aperto della resistenza in Cile

È da un mese che il popolo cileno protesta. Alle richieste di dignità e giustizia e di una nuova Costituzione scritta dal popolo, ora si è aggiunta quella di una Commissione di Verità, Giustizia e Riparazione per indagare su ogni forma di violenza delle forze dell’ordine.[1] Il presidente cileno Sebastian Piñera continua a non ascoltare la gente che chiede le sue dimissioni; nemmeno però il resto della classe politica tradizionale sta dando segnali all’altezza delle rivendicazioni.

Terrorismo di Stato
All’inizio delle proteste il presidente Piñera aveva dato all’esercito il controllo delle strade, dichiarando lo stato d’emergenza ed imponendo il coprifuoco. Il terrore della dittatura si ripresentava. Nelle strade tornavano la repressione e la violazione dei diritti umani ma anche la speranza e la resistenza. La stampa tradizionale provava a spaventare la popolazione con immagini di violenza cittadina e caos assoluto, per restare coerenti alla guerra che secondo Piñera c’era nel paese. Al quarto giorno il governo annunciava la fine dello stato d’emergenza ed i militari tornavano a casa lasciandosi dietro una scia di sangue; le accuse sono sempre le stesse: torture, violenza sessuale, detenzioni illegali e brutali assassinii.
Il governo di Piñera continuava a evitare di rispondere allo scontento, concentrandosi solo sul “vandalismo” e su nuove forme per combatterlo, proponendo un progetto di legge per criminalizzare le proteste.[2] Oggi il controllo delle strade è in mano alle forze speciali dei Carabineros, che reprimono a colpi di manganelli, calci, lacrimogeni lanciati anche in faccia e proiettili di gomma. Di gomma solo in teoria, dato che uno studio dell’Università del Cile ha comprovato essere solo per il 20% composti da gomma; il restante 80% è formato da piombo, silicio e solfato di bario.[3] Il Cile oggi conta con un tristissimo record mondiale per traumi oculari provocati da questi proiettili. Oltre 200 persone hanno perso un occhio e, qualcuno – come Gustavo Gatica studente di 21 anni – li ha persi entrambi. Come testimoniano i/le sopravvissut* ed i video fatti dai manifestanti, i Carabineros puntano al volto. Il problema non è in sé il materiale dei proiettili ma il fatto che la polizia oggi spara contro i civili e nessuno si assume la responsabilità per la “normalizzazione” della repressione violenta. Il Generale dei Carabineros Mario Rozas, lo stesso che sostiene che nessuno dei suoi subalterni sarà congedato, ha comunicato in questi giorni che si sospenderà l’uso di proiettili di questo tipo nelle manifestazioni.
Possono ancora usare il carro idrante e il gas lacrimogeno, come hanno fatto il 15 novembre a Santiago contro gli operatori di un’ambulanza che cercavano di soccorrere Abel Acuña, manifestante morto prima di arrivare in ospedale per un blocco cardiorespiratorio che si ipotizza sia stato causato per l’alta concentrazione di gas. Una paramedica ha ricevuto un proiettile nella gamba durante quest’intervento.
Restano però tante altre forme di violenza, che non vediamo perché avvengono all’interno delle caserme. Daniela Carrasco, un’artista di strada di 36 anni è una di queste vittime. Il giorno dopo il suo arresto ad una manifestazione è stata trovata morta, impiccata sul cancello di un parco pubblico, dopo essere stata violentata e uccisa; hanno provato in modo assurdo a farlo passare per un suicidio.
Fa una certa impressione vedere oggi i politici e la classe dirigente chiedere pace, quando sono stati loro a usare la violenza contro il popolo. Per questo motivo le diverse voci della protesta chiedono una commissione di verità e giustizia, per non lasciare impunito nessuno dei responsabili delle violazioni dei diritti umani.

Solidarietà nella lotta
In questo contesto sono emerse numerose forme di solidarietà, risposta innata di resistenza del popolo cileno al continuo abuso di potere delle forze armate e della polizia. Vanno dai gruppi di giovani che si organizzano per distribuire cibo e bevande durante i cortei; agli operatori sanitari che volontariamente assistono i feriti. La solidarietà emersa dai professionisti legali e sanitari è diventata indispensabile per la resistenza.
Diverse associazioni di studenti e laureat* in giurisprudenza hanno lanciato un’iniziativa per informare, sostenere e proteggere i diritti dei cittadini in situazioni di vulnerabilità. La consulenza è gratuita e si rivolge principalmente a chi è stato detenuto dalla polizia (più di seimila persone secondo i dati ufficiali) ed a chi, in qualunque modo, abbia visto i suoi diritti calpestati dalle forze dell’ordine. Appoggiandosi ai social network per distribuire raccomandazioni, come l’importanza di urlare le proprie generalità al momento della detenzione o di aspettare che ci sia presente un difensore legale prima di dare testimonianza.
Esiste anche il supporto specifico a minorenni e adulti in base alla loro identità di genere. Abofem (Associazione di avvocate femministe del Cile) sotto lo slogan “Ci prendiamo cura l’una dell’altra”, divulgano informazioni legali e sono un appoggio cruciale, dopo i diversi casi di violenza e la crudeltà sessuale contro le donne e la comunità LGBTIQ+.
Questi volontari forniscono assistenza sia in situ sia online e telefonicamente. Sono presenti in tutte le stazioni di polizia del paese, da dove testimoniano l’uso indiscriminato della forza e l’illegalità nella forma in cui avvengono gran parte delle detenzioni. Denunciano gravi aggressioni fisiche, privazione di cure sanitarie urgenti e trattamenti crudeli, denigranti o vessatori contro le donne.
La brutale repressione della polizia e dell’esercito cileno si evidenzia negli alti numeri di feriti che salgono a più di duemila, secondo i dati dell’Istituto Nazionale de Diritti Umani (INDH). Davanti a questa emergenza sanitaria un gruppo di professionisti della salute si è unito per dare il suo supporto. L’organizzazione “Salud a la Calle” (salute nella strada) è un gruppo formato da oltre 100 volontari tra medici, paramedici, infermieri, ostetrici e psicologi. Ha come scopo fornire assistenza sanitaria e umanitaria gratuita a chi è aggredito durante l’esercizio del legittimo diritto a manifestare.
Gran parte di chi ha lesioni agli occhi riceve cure presso l’Unità di trauma oculare dell’Ospedale del Salvador de Santiago, attraverso un programma di riparazione oculare gratuito che il governo si è visto costretto a mettere in atto e che, secondo gli esperti, dovrebbe essere sostituito dal rigoroso ordine di non sparare. La lesione provocata da un colpo di proiettili di 6 mm produce danni difficili da riparare; è necessario un lungo processo di recupero; diversi interventi chirurgici, riabilitazione psicologica e fisica per rieducare il paziente a vedere e vivere con un solo occhio.
La facoltà di odontoiatria dell’Università del Cile fornirà protesi oculari gratuite ai mutilati. Il team di dentisti e tecnici che le realizza offre anche la riabilitazione. Il loro lavoro non si ferma qui, il rischio è che molte persone che non hanno ancora perso il bulbo oculare lo possano perdere tra uno, due o anche dieci anni.
L’attenzione psicologica gratuita è anche presente nelle manifestazioni. S’identificano per la croce verde e questi psicologi offrono i loro servizi in modo gratuito anche online o telefonicamente in tutto il paese.

L’arte della resistenza
La resistenza si esprime in una gran varietà di forme artistico-culturali individuali e collettive presenti nelle strade di tutto il paese.
Durante la dittatura, con il controllo militare dello spazio pubblico, la censura e le privazione delle libertà, i/le cilen*, moss* dall’esigenza di esprimere dissenso e reclamare giustizia, hanno provato a contrastare la repressione con diverse azioni di carattere performativo.
Dai familiari dei desaparecidos con le foto dei loro cari in mano nelle “sepolture simboliche” ed incatenati presso gli edifici istituzionali, nasce un movimento che propone azioni non convenzionali pubbliche e inclusive, coinvolgendo la cittadinanza. La scritta NO+ sui muri delle città, le elezioni simboliche nelle strade, il rompere con le gerarchie tra i/le manifestanti nelle proteste, sono alcuni esempi. In questo scenario la musica folklorica di protesta del movimento Nueva Canción Chilena degli anni ’60 e ’70, si coronerà come la colonna sonora della resistenza di ieri e di oggi.
Questa eredità è in continua trasformazione creativa, contaminata da una cultura popolare diffusa e libera dai circuiti formali. I murales e le canzoni che parlano della nuova lotta, le orchestre che suonano per le strade, le mille chitarre per Victor Jara insieme al canto della folla; la creatività nei travestimenti, gli scudi e gli striscioni; la distruzione di statue coloniali e militari ed una nuova toponomastica hanno insieme cambiato la trama dello spazio pubblico.
La rabbia condivisa collettivamente lascia comunque posto alla gioia creatrice del popolo che si alza e insieme dice basta; dando vita ad una vera e propria cultura della resistenza nella quale riconoscersi. Si sta scrivendo un nuovo capitolo della storia del Cile, fatto di nuovi segni, contenuti e potenti immagini, scritto dal popolo, e che ha per titolo e bandiera la parola Dignità.

Loretta Giannoni, Pamela Martínez, Pilar de Cárdenas, Gruppo Awawe

Note
[1] La proposta di una Comisión de Verdad, Justicia y Reparación dei/delle deputat* del Frente Amplio – una coalizione composta da partiti della sinistra cilena – è per “garantire alle vittime degli agenti statali di essere in grado di ricorrere alla ricerca della verità, della giustizia e della riparazione senza alcun impedimento, considerando il principio di imprescrivibilità ai reati per violazione dei diritti umani”, garantendo quindi “il diritto a un giusto processo.”
Link: http://gerente.com/cl/new-rss/frente-amplio-presenta-propuesta-de-comision-de-verdad-justicia-y-reparacion/
[2] La criminalizzazione delle proteste da parte dello Stato è in formato leggi anti-saccheggio, anti-incappucciati e anti-barricate, volte a proteggere le forze armate e di polizia. Come dichiarato da Piñera alla stampa, “siamo convinti che questa agenda rappresenti e costituisca un contributo significativo e importante per migliorare la nostra capacità di controllare e salvaguardare l’ordine pubblico e proteggere la sicurezza dei cittadini (…) Per tale motivo riteniamo che la sua approvazione sia qualcosa di urgente e necessario.” Le proposte in questione sono: – Modifica al Codice Penale per aggravare le pene applicabili ai delitti contro l’ordine e la sicurezza pubblica commesse dai privati, come il saccheggio, l’incendio e altre devastazioni perpetrati nel contesto di manifestazioni pubbliche od in stato di eccezione costituzionale. Link: https://www.camara.cl/pley/pdfpley.aspx?prmID=13379&prmTIPO=INICIATIVA ; – Modifica al Codice Penale per stabilire le circonstanze aggravanti nei delitti contro l’ordine la sicurezza pubblica commesse da privati. Link: https://www.camara.cl/pley/pdfpley.aspx?prmID=13380&prmTIPO=INICIATIVA ; – Modifica al Codice Penale e ad altri corpi legali per aggravare le pene applicabili ai delitti contro l’ordine pubblica e la sicurezza interna dello Stato che indica, nei caso che segnala. Link: https://www.camara.cl/pley/pdfpley.aspx?prmID=13396&prmTIPO=INICIATIVA . Al momento è al vaglio della Comisión de Seguridad Ciudadana. Link: https://www.senado.cl/comision-de-seguridad-ciudadana-debera-estudiar-mociones-que-condenan/senado/2019-11-14/093939.html
[3] Link: https://radio.uchile.cl/wp-content/uploads/2019/11/INFORME-UTOSInfFinv1.pdf

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